Utopie & Microedition Contre Un-Do-It-Yourself

Crack! di fronte alla via dell’ Un-Do It Yourself

Il primo maggio 1986 si occupa il Forteprenestino, con una inversione di senso: la festa del lavoro diventa in questa eterotopia il primo giorno di festa del NON lavoro, per costituire lo spazio per un tempo rubato al ritmo forzato dellaproduttività.

Sonomomenti del qui ed ora del “no future” e l’occupazione nutre una fame di spazio libero vuoto e autonomo. Il primofestival organizzato nei sotterranei della Fortezza è nel 1991 il Festival delle Arti, con i contributi creativi e sperimentali di una generazione di artisti videomaker attivisti delle reti teatranti e performer che dalle occupazioni dei movimenti universitari erano passati a riempire dei loro desideri questo spazio. E nel frattempo cresceva per ognuna di queste arti un meccanismo di autoproduzione, DIY, che si confrontava con una distribuzione indipendente e con un pubblico diverso irregolare che riempiva le piazze e i corridoi del nostro spazio in ogni occasione di incontro.

Si dispiega l’idea di classe dei lavoratori immateriali e lo spazio eterotopico si struttura in Zona Temporaneamente Autonoma (T.A.Z.) sviluppando forme sorprendenti e che costruiscono nuovi scenari, di totale indipendenza e di antagonismo anzi all’offerta culturale e politica della contemporaneità. Il Forte nella seconda metà dei novanta e primi anni duemila è in sostanza l’unica entità di così grandi dimensioni a presentarsi alla città come spazio di accumulazione e esplosione della domanda sul senso politico del proprio essere nella città, nella periferia nei centri sociali.

Nelle mura libere di questa antica fortezza si svolge CRACK! – fumetti dirompenti. Ogni anno il Festival Internazionale di Arte Disegnata e Stampata porta il fumetto contemporaneo e tutto il panorama di segni ribelli del pianeta nei sotterranei del Forteprenestino di Roma. 350 artisti ogni anno da tutto il pianeta per quello che è il più importante punto d’incontro della rete di creatori di visioni underground, in un happening completamente autogestito e autoprodotto. Crack! è un festival vivente: in questi ultimi dieci anni è stato l’evento processuale che è lo specchio di quanto si muove nello spazio radicale delle eterotopie.Negli ultimi tre anni ha sviluppato una trilogia sul processo distruzione/creazione (edizioni Apocalisse/Orda/Genesi) che ci conduce di nuovo a perderci e ritrovarci in una forma di rigenerazione dalla distruzione.

Abbiamo fortemente voluto un atmosfera biblica per il decennale di Crack!, intitolato Genesi, e ci siamo trovati di fronte ad una atmosfera biblica da diluvio universale. Infatti nei giorni immediatamente precedenti l’apertura del festival, Roma é stata colpita da una pioggia di intensitá senza precedenti,insolita specialmente per la stagione estiva. Con la stessa precisione il festival é riuscito a fermare la pioggia (stop the rain) ma anche a fermare il Regno (stop the reign), il potere che ha preso la forma di un dispositivoeconomico.

Nell’edizione 3D del 2011 il Psychic Warfare Ensemble suonó sul palco del festival “[…] I also prefer the shadows, thedark corners, the crevices and the cracks, spaces where you can’t be sure. Butthese spaces are threatened of extinction. The dominion is building them away,they want everything to bathe in light. Everything’s got to be known. No moredark alleyways, no more dusky hideaways. Everything’s gotten to be flattenedout. They want the world to become a corridor, leading us to redemption. Butthey don’t know how things work, they are too stupid to see that they arebuilding a labirynth around us, a labyrinth consisting of a single straightline, invisible and unceasing.”

Crack anticipa e detourna la costruzione del labirinto attraverso il dedalo dei sotteranei profanati dagli occupanti, che hanno deviato il Forte dal suo scopo militaresco, scippato alla proprietá dell’istituzione per restituirlo all’uso. Il corridoio infestato fino alla vertigine da illustrazioni, fumetti, libri, stampe, stencil, installazioni, graffiti, performance itineranti, diventa uno spazio atopico percorso dall’istante, spazio che divide l’accumulazione dallo spreco. E aldiquá di ogni efficenza e produzione Crack! avviene, a dispetto di tutto, in uno spazio di inoperositá, in condizioni che sulla carta non dovrebbero sussistere e che invece danno luogo all’evento per per quattro giorni smaschera il piattume asfissiante del mondo efficente e produttivo.

Piú che un festival é uno smontaggio di un festival, un progetto sprogettato, privo di selezione, di curatori, di permessi, autorizzazioni e fondi, pubblici o privati, senza un organizzazione forte che dovrebbe prendersi la responsabilitá di un festival con centinaia di artisti l’anno e una decina di mila visitatori. Il festival si affida integralmente all’autonomia creativa dei partecipanti, al network spontaneo e temporaneo che un-work e sragiona fino a far mutare il festival di quattro giorni in un laboratorio di 10 giorni (edizione 2014). Una serie di istanti senza spessore, un operazione che non si puó incorporare in un progetto o in una strategia.

La somma di tutti questi elementi eccede la sua stessa attuazione, sconvolge il mondo, per quattro giorni finalmente si é altrove facendoci dimenticare della violenza del buon senso quotidiano delle cose fatte come andrebbero fatte

Chiunque lo abbia attraversato sa tutto questo e se non lo sa, lo sente. A chi non c’é stato e pensa che stiamo esagerando, e non potendo a questi dimostrare a parole quello che solo l’esserci stati sa – ma a Crack di parole ce ne sono poche -possiamo dire che allora é l’amore a farci parlare (hate/love altro tema di un Crack passato/futuro), amore che, come dice Stendhal, non é cieco ma ci fa stravedere.

Per tutti i cercatori di tracce della nostra Orda d’Oro del fumetto, questo è l’anno di una straordinaria coincidenza tra Crack e la Fanzinotheque diPoitiers. Questo luogo unico, che sfida la Biblioteca di Babele, è un centro di documentazione dedicato a conservare memoria attiva e reattiva di tutto questo magmatico patrimonio di immaginari. Dal 1989 LaFanzinò è testimone chiave della storia parallela della cultura parallela che chiamiamo “Underground”, sotterranea. La Fanzinotheque ne è un attore e uncontributore, una risorsa intellettuale e concreta, capace di trasmettere le sensibilità oggetto della sua ricerca, partecipando alle dinamiche culturali e contemporaneamente testimoniandole e conservandole per future ricerche e studi.

Contributi introvabili, irriproducibili e irregolari che stiamo esponendo in un doppio slam: la Fanzinò ha festeggiato a Crack quest’estate e ora è la volta di Crack che festeggia a Poitiers.

Siamo agenti che lavorano in modi differenti, lasciando alle nostre spalle un patrimonio comune: Crack semina la Fanzinò raccoglie. Crack disperde lascia che il movimento gli passi attraverso mentre crea quello che la Fanzinotheque raccoglie cataloga e struttura per renderlo disponibile ad una ulteriore ricerca e conoscenza. Ecco perché questo incontro è soprattutto una ricomposizione, colmando le lacune di un disegno strappato e offrendo spazio ad ogni nuovo passaggio. E di questo sapere processuale vogliamo rendere conto nella mostra e nei workshop che organizziamo a Poitiers. Pensiamo che il prossimo Crack! festival inizi il suo percorso proprio da qui.

Andiamo al centro del mito e dell’utopia stessa dell’Underground: la Microproduzione e il Do It Yourself, forme di autonomia e indipendenza, e la loro esistenza fuori dal mercato, e quindi dal circuito produzione-lavoro.

Sono forme ancora funzionali, che producono ancora spinte ed effetti? È possibile potenziare il loro lavoro con il potere della non- azione, il potere della via dell’Un-Do?

Ci sono due modi opposti di arrivare ad un oggetto finito attraverso una elaborazione collettiva. Uno: con il meccanismo diproduzione/lavoro si progetta per uno scopo e si produce un oggetto che costa un tempo e si vende ad un prezzo fisso. Due: con il meccanismo dell’inoperosità invece si avvia un processo labirintico che genera un oggetto senza un progetto preciso ma per via di approssimazioni caotiche successive. Il tempo non è tempo di lavoro, ma tempo perso e il costo è un meccanismo di prezzo finale variabile (da… a…).]

A quale meccanismo stiamo appartenendo in questo tempo presente? Quale sarà lo spazio dei nostri progetti?

Continuiamo il nostro viaggio senza destinazione, camminando insieme alla ricerca di un orizzonte. Come diceva Edwin Chota: “Niente ci potrà sconfiggere se resteremo insieme. Mi sento più forte con un network stretto attorno a me. Non importa di chi sia la faccia di questo network. L’unica cosa importante è che continuiamo ad avanzare e camminare insieme.”